In questo periodo esiste la tendenza ad utilizzare pettorine di vari tipi per la conduzione in passeggiata del cane, dimenticando che questa tipologia di strumento è sostanzialmente una “imbracatura” ideata dall'uomo per favorire o il trasporto stesso del cane in particolari situazioni di emergenza o la sua attività di tiro di slitte/carri.
Di conseguenza a questa sua funzione tale strumento è stato appositamente ideato per stringere il corpo del cane in più punti lungo il tronco, la parte più delicata, in modo da distribuire ed ammortizzare equamente il contrasto di forze messo in atto tra le due parti coinvolte durante la sospensione o il traino, ossia la resistenza del corpo del cane e la trazione di ciò che è dall'altra parte della corda a cui l'imbracatura è attaccata.
Fatta questa considerazione iniziale risulta evidente che l'utilizzo improprio di questo strumento, ossia durante la normale passeggiata, porta inevitabilmente a favorire l'atteggiamento di traino da parte del cane stesso che sente di avere una “resistenza” a cui si oppone in modo istintivo, tirando e scartando sempre più.
Come conseguenza alla conformazione di questa imbracatura possiamo notare che, oltre all'aspetto puramente fisico del contrasto di forze, esiste anche un'influenza relazionale tra cane e persona, che coinvolge direttamente l'aspetto comunicativo e la modalità di gestione della socialità del cane stesso.
In pratica il contrasto fisico che si crea tra cane e persona durante il “traino” influenza anche la modalità in cui avviene una parte dell'insegnamento delle regole sociali di comportamento, regole previste dalla società mista in cui si vive e che vengono mostrate nella normale e quotidiana gestione delle dinamiche relazionali.
Infatti le stringhe utilizzate per ancorare la pettorina al tronco del cane, particolarmente nei modelli ad H normale e rinforzato, passano nei punti dove si veicolano alcuni dei messaggi fisici di gratificazione, contribuendo così a passare una comunicazione di conferma e rinforzo dell'azione svolta dal cane in quel particolare contesto.
Quando si ha l'incontro con soggetti umani o animali estranei al branco familiare, durante la passeggiata urbana, il cane può avere una iniziale e normale reazione di agitazione: in questi contesti è il referente umano a dover gestire la socialità del cane (ossia i comportamenti e le comunicazioni volute) attraverso interazioni immediate che, sul corpo del cane, sono veicolate anche tramite il guinzaglio.
Per cui se, in quei particolari momenti, il cane inizia ad agitarsi ed a scartare ed il proprietario si limita a trattenere il guinzaglio (innescando dunque il fenomeno del contrasto fisico che porta gratificazione emotiva) si ha come conseguenza che viene fissato in modo forte e costante il messaggio che quel comportamento, e quella particolare risposta emotiva, sono considerate valide e da rinforzare.
In pratica utilizzando la pettorina senza un adeguata interazione comunicativa (cosa che purtroppo si verifica nella maggior parte dei casi in cui viene scelto questo strumento di conduzione) si può verificare la situazione in cui più il cane tira e scarta più percepisce il messaggio di “conferma” da parte del conduttore che ciò che sta facendo è corretto e condiviso … e ciò significa che qualsiasi sia la motivazione che ha spinto il cane a tirare, insicurezza o tentativo di agire in modo diretto ed aggressivo, questa viene automaticamente rinforzata dall'azione stessa di contenimento del guinzaglio.
Questa azione di rinforzo non si innesca (e non è dunque determinante a livello comunicativo ed educativo) solo se il cane è sciolto o se il guinzaglio è tanto lungo da consentire i movimenti scomposti del cane attuando un contrasto minimo (circa 2/3 di metri di lunghezza, che consentono di avere più spazio di sfogo prima di mettere in tensione il guinzaglio)
Ma dobbiamo tener conto del fatto che entrambe le situazioni non hanno a che vedere con la conduzione di passeggiata in ambiente urbano, e quindi non sono valide in un discorso a favore della pettorina, dato che il cane (per legge) può esser sciolto solo in aree recintate ed appositamente segnalate (quindi in momenti in cui di fatto non si attua la “conduzione” del cane) ed il guinzaglio deve essere di lunghezza non superiore ai 1,5 metri.
In definitiva la pettorina non è lo strumento “gentile” che istintivamente si aspettano le persone che antropomorfizzano il cane, ma è solo un ausilio che in passeggiata si rivela fortemente diseducativo in quanto tende a rinforzare lo stato di “ansia” o allerta che muove il soggetto che ancora non ha una socialità adeguatamente regolata, rinforzandone costantemente le risposte sociali errate tramite la gratificazione fisica diretta … il tutto senza che il referente umano si renda conto di tale situazione che inevitabilmente, portata avanti in modo quotidiano, finisce con l'innescare una serie di problematiche relazionali del cane sempre più pressanti.
Ricordiamo sempre che il cane è un “animale” e non un “essere umano” e ragioniamo solo in base a ciò che è la SUA Natura e non la nostra …